mercoledì 12 giugno 2019

FORMALBA: Con il Presidente della Camera Fico a Rebibbia tra sport e gastronomia.

Formalba e Aless Don Milani nel carcere romano di Rebibbia
QUANDO IL CALCIO E LA CUCINA RENDONO LIBERI
Il Presidente della Camera Roberto Fico in visita alle nostre Allieve



ROMA 11 GIUGNO. Documentare e raccontare quello che accade all’interno di un ente di formazione importante, come lo è Formalba, la più significativa realtà che si occupa di Formazione Professionale nella Provincia di Roma, è sicuramente piacevole, perché i protagonisti sono i ragazzi e le ragazze che, nel periodo in cui passano dall'adolescenza alla giovinezza trovano, nei nostri corsi, il passaporto per accedere dalla porta principale al mondo del lavoro.
Ma stavolta cambia tutto e anche ad un vecchio menestrello può capitare di venire coinvolto in una esperienza che definire originale è decisamente riduttivo. Ci sono sempre i formatori, i tutor, i corsi con tanto di firma di presenza sui registri, le valutazioni, gli attestati di valutazione. Quello che cambia, stavolta è la location del corso e, giocoforza, la tipologia delle allieve coinvolte. La sede del corso è il carcere di Rebibbia, sulla via Tiburtina, famoso alle cronache per aver ospitato terroristi di destra e di sinistra, ex politici e autori di alcuni tra i delitti più efferati che hanno fatto la storia giudiziaria del nostro paese e hanno riempito le pagine della cronaca nera. Le allieve sono un gruppo di donne, ospiti della struttura penitenziaria, che seguono i corsi di cucina organizzati da Formalba e quelli di assistente familiare proposti da Aless Don Milani, la capofila del gruppo.
Il mio cicerone è Angelo Canali, il Tutor di Aless che nei giorni precedenti si era occupato della trafila burocratica necessaria per farmi accedere alla struttura in compagnia della attrezzatura fotografica indispensabile per immortalare l’evento. Nel tragitto dal luogo dove ci siamo dati appuntamento all’ingresso del carcere, favoriti dal traffico romano, Angelo mi istruisce su come devo comportarmi e cosa devo aspettarmi dal momento che varcherò il portone blindato.
Inizia così la mia avventura in uno degli istituti carcerari più importanti della penisola. La prima sensazione che hai, dopo aver sentito lo scatto metallico del portone d’ingresso che ti si chiude alle spalle è che il tempo tra le mura del carcere scorre ad una velocità diversa rispetto a fuori. Per ogni cosa c’è un’attesa, un controllo, qualcosa da lasciare negli armadietti chiusi a chiave. Inizi all’ingresso con il telefonino e poi, quando dal settore amministrativo passi al reparto, per così dire residenziale, anche la borsa della macchina fotografica segue lo stesso iter. Ci avviamo quindi attraverso i lunghi corridoi che portano alle cucine e finalmente entriamo nel vivo del servizio. Divieto di fotografare all’interno. Il permesso, ci dicono, lo abbiamo solo per la parte esterna dove si terrà l’evento. Ovviamente le richieste di uno strappo alla regola non vengono neanche prese in considerazione dalle gentilissime agenti di custodia onnipresenti all’interno dell’Istituto. Per arrivare al campo di gioco che ospiterà la manifestazione e che vedrà anche la presenza del Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, passiamo all’interno della struttura che ospita le detenute. Uno sguardo verso l’alto e l’immagine che si presenta è quella dei film di Scorsese. Occhi curiosi che ti scrutano dalle balconate protette dalle reti. Sguardi pesanti, che ti senti sulla pelle e che ti ricorda che il valore della libertà lo percepisci solo nei luoghi dove essa è privata. Scatti, rumore di portoni pesanti che si aprono e si richiudono, richiesta di generalità, il tempo che scorre lento e, finalmente la luce del campo di calcio a cinque, lo stand dove si terrà il rinfresco, il gazebo delle autorità, le sedie degli ospiti. Una porzione di normalità che ti fa dimenticare, per un attimo, le serrature e i fili spinati. Comincia la festa. In campo squadre schierate, foto in formazione, come nelle migliori tradizioni calcistiche, arrivo di Roberto Fico che stringe la mano a tutti gli atleti in campo. Saluti delle autorità, discorsi e parole che altrove sembrerebbero addirittura banali, ma che qui dentro assumono contenuti di eccezionale rilevanza. La maglia donata al presidente a cui si chiede di tirare il calcio di inizio, e poi è solo calcio. Quella magia che azzera le differenze tra gli umani e che ha fatto innamorare poeti del calibro di Pierpaolo Pasolini o addirittura papi come Francesco. Quella magia che ti fa vedere in campo le universitarie di Roma 3, gli animatori della struttura e le donne a cui lo stato ha tolto la libertà. Un universo che si fonde e che si ricompone in continuazione, tra dribbling, tiri in porta, parate, incitamenti. Tutti sorridono quando una delle animatrici fa gol e viene sommersa dagli abbracci delle ragazze detenute. Non giocano per la stessa squadra, ma non fa niente. E’ un modo normale per dire che ti voglio bene. Fine delle gare, premiazioni, foto di squadra e via al rinfresco. Le ragazze di Formalba entrano nel grande stand, una dopo l’altra, impeccabili nelle divise immacolate da cuoche e con in mano i vassoi delle portate. Applausi che passano dal campo al luogo del buffet, dove si mischiano le divise da gioco con le divise degli agenti della Polizia penitenziaria, con i vestiti blu del cerimoniale della Camera e della Sicurezza. Fianco a fianco ci sono il Presidente della Camera, la detenuta in divisa da gioco, la signora con il vestito di Armani, gli agenti in divisa di ordinanza. Straordinaria normalità. Per una volta gli ultimi della società si sono sentiti al centro dell’attenzione, rispettati e considerati per quello che sanno fare e non solo giudicati per il delitto commesso. Si apprezza in quei momenti la forza dell’intervento di Formalba. I docenti del corso, la Chef Annamaria Palma, Federico Ippoliti, “Manu” Romeo e Catia d’Angelis sono subissati di abbracci e di richieste di posare insieme per uno scatto ricordo. Ci si abbandona, durante l’ottimo pranzo, alle conoscenze di ogni festa, ci si racconta, si cerca di ricacciare le lacrime in gola quando una delle signore ci dice che, grazie ai nostri docenti “non si è sentita, per una volta, una donna sbagliata”, o quella che ti chiede di non farle foto perché la famiglia non deve sapere che è in prigione. Tutte ti dicono che fare sport o tenersi occupati con i corsi di formazione è l’unico antidoto contro la depressione che è sempre in agguato dietro l’angolo. I due tutor dei corsi in atto, Angelo Canali e Romeo Soldatelli, in polo di ordinanza, con i loghi in bella mostra di Aless e Formalba, ci raccontano episodi di piccola solidarietà di tutti i giorni, dove emerge che fare formazione in questo ambito è qualcosa di più che farla fuori. Dove la carica umana e il senso di solidarietà di straordinari docenti, ha lo stesso peso della professionalità e della competenza. Formalba e Aless Don Milani stanno scrivendo un bellissimo capitolo della storia della Formazione Professionale, dimostrando che, in qualsiasi luogo, in qualsiasi situazione e con qualsiasi persona, la conoscenza, la cultura, il sapere e il saper fare, possono rivelarsi uno strumento straordinario per il reinserimento nella società di chi ha sbagliato e, una volta pagato il suo debito con la giustizia, vuole riappropriarsi di una dignità e di un rispetto che solo il lavoro può dare.

Marco Giustinelli
Ufficio Stampa Formalba

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